PROLOGO: Da qualche parte nel deserto, nell’Emirato di Aqiria

 

La temperatura esterna stava scendendo rapidamente con il calare del Sole. Una volta scesa la notte, avrebbe fatto abbastanza freddo da uccidere per assideramento un viaggiatore non preparato…

Ma questo non era un problema immediato per Georgianna Sue ‘Wings’ Castleberry: un braciere riscaldava la caverna, diffondendo un piacevole tepore.

La donna di colore spostò lo sguardo verso la statua: interamente in bronzo, alta cinque metri, raffigurava una specie di beduino dal volto coperto, salvo che per gli occhi. Sedeva su un trono di roccia, con il braciere che ardeva ai suoi piedi. Alla sinistra della statua, contro il trono, giaceva uno scudo di bronzo. Alla destra, una scimitarra.

“Perdonami il ritardo, Principessa,” disse una voce dietro di lei. Si voltò di scatto, e vide il suo carceriere, una figura vestita nello stesso modo della statua. Fra le mani, reggeva un vassoio su cui giaceva una generosa quantità di cous-cous.

L’uomo posò a terra il vassoio, su una roccia piatta. “Sarai affamata. Ti chiedo perdono per le mie maniere, ma le circostanze non mi hanno permesso diversamente.”

Georgianna rimase accanto al braciere. Le dolevano ancora le spalle dove il falcone di quest’uomo l’aveva afferrata[i]. Se non fosse stato per il suo costume corazzato, era certa che si sarebbe fatta ben più male… “Circostanze che vorrei conoscere, chiunque tu sia. Catturandomi, ti sei messo in un grosso guaio: il minimo che potresti fare è spiegarmi perché lo hai fatto.”

L’uomo ridacchiò, un verso attutito dalla sciarpa nera come il resto del suo abbigliamento. “Già. Molto sciocco da parte mia, credere che la tua famiglia ti avesse detto tutto. Come, per esempio, che furono loro a sostituirsi con l’inganno alla mia famiglia, e che il loro regno è illegittimo.” L’uomo iniziò a togliersi la sciarpa, delicatamente, così come vengono rimosse le bende da una ferita.

“Non ti hanno detto che ti hanno bellamente ignorato, in tutti questi anni, lasciandoti crescere come una semplice cittadina di un ghetto americano, perché l’opposizione politica era sempre stata inesistente?

“Non ti hanno detto che, proprio a causa dell’avvento della ‘democrazia’ in Iraq e delle prime elezioni negli Emirati Arabi, qualcuno ha trovato il coraggio di mettere in dubbio l’integrità della famiglia reale, appellandosi ad un antico editto che vuole che essa sia completa perché rappresenti il popolo, magari sperando che tu non saltassi mai fuori?”

Georgianna vide l’ultimo giro di tessuto venire via, e rimase sconcertata nel vedere l’identità del suo rapitore.

“Non ti hanno detto che, secondo quell’editto, tutti i suoi membri, incluse le donne, hanno il diritto di veto, e che la famiglia deve decidere all’unanimità? Che avrebbero trovato un modo per fare credere alla gente che tu saresti stata sempre dalla loro parte, che tu lo volessi o no?”

Il suo rapitore era una donna.

 

 

MARVELIT presenta

SHOGUN WARRIORS

Episodio 10 - Quinto Scontro: Ruggisci, Leone! Uno spirito libero non si può ingabbiare!

 

 

A diversi chilometri di distanza, l’ingresso della caverna era praticamente invisibile…

…Ma, attraverso il binocolo a monobbiettivo, era come trovarsi ad un paio di metri.

L’uomo intento ad osservare la caverna, nascosto da una duna, era Leonard ‘Wrench’ Hebb, marito di Wings e come lei un Thunderider, nonché Shogun Warrior. Come la donna, indossava un costume corazzato blu con una grande ‘t’ bianca bordata di rosso che andava dalle spalle alla vita.

Leonard controllò il computer da polso per l’ennesima volta. La ricetrasmittente di Sue funzionava benissimo, ed i biosensori dicevano che lei era ancora sana e salva… Per quanto, però, non avrebbe saputo dirlo.

Avrebbe voluto intervenire subito, ma Wrench non era un uomo di quelli che prima agivano e poi pensavano. Aveva deciso di correre un rischio, e aveva seguito il falcone gigante fino alla sua tana. E da lì, attraverso la r.t. di Sue, si era messo ad origliare -benedetta donna, che aveva capito perché suo marito non fosse ancora intervenuto pur avendone l’occasione, ed aveva lasciato aperto un canale.

E quell’idea stava pagando, si sarebbe detto…

Leonard guardò verso i rinforzi: il super-robot Antares, il leone-robot Beralios, e il velivolo Gumper. Se qualcosa fosse andato storto, lo sguardo-laser di Beralios avrebbe coperto in meno di un secondo la distanza fra loro e la grotta, dando qualche istante di vantaggio a Sue… Senza menzionare un altro asso nella manica…

 

“Mangia, Principessa, mentre ti narrerò la vera storia dietro alla famiglia reale di Aqiria.”

Georgianna avrebbe ingerito fiele piuttosto che essere chiamata in quel modo. Non importava quale fosse il suo retaggio di sangue, lei era cresciuta con la donna che per lei era sempre stata sua madre, nel Bronx, la sua famiglia erano i Thunderiders, e la sua missione era salvare il mondo dalle grinfie del Dottor Demonicus alla guida del suo Gumper. Di una cosa era certa: quando questa storia sarebbe finita, lei sarebbe tornata a casa sua, nell’Isola del Drago!

Ad ogni modo, era affamata, e mangiò il cibo senza tanti complimenti. Nel frattempo, come aveva promesso, la sua rapitrice iniziò a parlare.

“Il mio nome è Shamun, e discendo in linea diretta dal grande Fasud, la cui statua vigila su questa caverna.

“La mia famiglia discende dai patriarchi di una tribù nomade, che un capriccio del destino costrinse in questi territori, che allora erano verdeggianti e meravigliosi.

“Da nomadi eravamo diventati stanziali, e il nostro numero aumentò. Purtroppo, cento anni dopo il nostro insediamento, il nostro popolo scoprì il petrolio. All’inizio, esso era una fonte preziosa per scaldarci, per cucinare e per isolare dal sole ciò che conservavamo nella pelle… Ma quando iniziammo a commercializzarlo, attirammo le indesiderate attenzioni di tribù prive di scrupoli. E iniziò così una lunga serie di conflitti e tradimenti.

“Nessun patriarca viveva abbastanza a lungo da consolidare il proprio potere, e l’età di chi gli succedeva era sempre più bassa, fino ad arrivare al punto in cui un bambino immaturo ereditò quel titolo. E neppure lui poteva dirsi al sicuro. Nel frattempo, per giunta, le tante guerre depauperarono il nostro territorio della sua vegetazione, trasformandolo nel deserto che vedi oggi.

“Inshallah, il bambino, Fasud, crebbe e divenne un uomo. Sconfisse i suoi più accaniti nemici ed i traditori a corte, ed il suo editto fu che mai più la parola di un singolo patriarca sarebbe stata legge. Tutta la sua famiglia, all’unanimità, avrebbe dovuto appoggiarlo, o perdere il diritto al regno.

“Per questo, dopo la sua morte, fu eretta questa statua. Idealmente, la collina che ospita questa caverna avrebbe dovuto essere il tempio della nuova città… Ma col tempo, la mia famiglia si rammollì, si dedicò sempre più al commercio del petrolio, lasciando il resto del paese nella povertà.

“Alla fine, i membri della corrente famiglia reale, con l’appoggio del popolo ormai stanco di essere preso in giro, sterminarono tutti in una sola notte. Tutti, tranne me, che ero l’unica femmina, e considerata incapace di reclamare il mio titolo.

“Fui mandata in esilio, in questa caverna. Avrei dovuto morire qui, di stenti e di fame, ma dopo un mese di tormento, durante il quale avevo vissuto di cose che quasi non oso ricordare, lo spirito di Fasud mi aiutò, e mi inviò il falcone dorato, il simbolo della mia famiglia. Poi trovai in questa caverna un tomo delle antiche arti dei Cavalieri delle Dune, e imparai da esso il modo d confondermi con la sabbia ed usarla a mio vantaggio. Divenni Shamun, e il mio scopo da allora è rovesciare l’illegittima famiglia reale e riprendere il posto che mi spetta.”

“Capisco,” disse Wings, usando il cucchiaio per raccogliere l’ultimo boccone. Usando l’utensile per indicare l’altra donna, aggiunse, “Per questo i tuoi uomini stavano attaccando quella carovana, questa mattina? C’era della merce di proprietà della famiglia reale?” Domanda retorica, visto che lei stessa aveva comparato i simboli sui forzieri e quelli nel palazzo reale…

Shamun annuì. “Un piccolo colpo inflitto alla loro arroganza…nelle intenzioni, almeno.”

Vedendosi fissata da un muto sguardo di rimprovero, Wings quasi chiese scusa per essere intervenuta, insieme a suo marito e a Beralios, per mettere in fuga i predoni… Ma poi ci ripensò: chi era questa donna per decidere della vita e della morte in nome del potere..?

Il rimprovero divenne ironia. “Immagino cosa pensi: che sia un’assassina spietata, una fuorilegge. Posso solo dirti che non è così: non ho intenzione di riprendermi il trono spargendo sangue innocente, non sarei migliore dei miei nemici a quel punto.”

“Ma sei disposta a tenermi prigioniera per il resto dei miei giorni, per destabilizzare il potere della famiglia reale.”

Con calma, Shamun annuì. “Solo se tu dovessi rifiutare di esercitare le altre due opzioni che ti offro.”

“Cosa?”

“Non sono paragonata ad un uomo per niente, Principessa: il mio senso dell’onore è pari alla mia determinazione in battaglia.

“Ti offro due chance: tornare alla vita che conducevi prima di venire qui, dimenticarti della famiglia reale, di Aqiria, non interferire nella mia lotta, quale che siano le conseguenze per me… Oppure, unirti, insieme a tuo marito ed ai vostri formidabili mezzi, alla mia causa. Con il vostro aiuto, gli usurpatori sarebbero detronizzati in men che non si dica. Ed io potrei riportare gli insegnamenti di Fasud fra la gente, oltre che a ridistribuire la ricchezza che spetta a noi come popolo…” Poi tacque, l’entusiasmo smorzato dalla visibile diffidenza di Georgianna.

La donna scosse lentamente la testa. “Non potremmo aiutarti in quest’impresa, Shamun: che ci piaccia o no, rispondiamo alle Nazioni Unite del nostro operato. Se interferissimo con gli affari di uno stato sovrano, rischieremmo di farci nuovi nemici, ed è un lusso che non possiamo permetterci.” Senza contare che non sarebbe mai stata tanto sciocca da credere alle parole di questa perfetta sconosciuta senza la minima prova.

“Quindi,” sospirò Shamun, “Scegli la prima opzione?”

Georgianna stava per dire di sì…quando ricordò l’autobomba! Un attacco mirato al palazzo reale, uno spargimento di sangue innocente, urla di dolore, morte senza senso…

Il volto della donna si fece duro, e fissò negli occhi Shamun, mentre le chiedeva, “Sono stati i tuoi uomini a fare esplodere quell’autobomba?”

Shamun, gelida, annuì. “Lo hanno fatto, ed hanno pagato per la loro follia. Dove credi che abbia mandato il mio falcone?”

Georgianna si alzò in piedi. “Per quanto severamente tu possa averli puniti, la cosa che importa davvero è che non li controlli. Come puoi pensare che io creda alle tue buone intenzioni, se fra le tue fila militano dei fanatici disposti a fare il contrario di quanto ti proponi? Cosa credi che verrà fuori dalla tua ‘causa’, se dopo regnerà il terrore? In cosa saresti migliore della famiglia reale?!” fece quella tirata tutta d’un fiato, finendo col tono di voce più rabbioso che le riuscisse di tirare fuori.

Shamun disse solo, “Così, la tua scelta è di restare qui?”

“La mia scelta,” sorrise Wings, “non è nessuna fra quelle che mi proponi: piuttosto, sono io a proporne una a te: smettila di perseguire i sogni della tua famiglia con la violenza. Io me ne andrò, perché non voglio avere a che fare con tutta questa storia che non mi appartiene, ma in cambio tu approfitterai della debolezza dei tuoi avversari per attaccarli politicamente. Perché, se sarò costretta ad intervenire, non accetterò di essere causa di una guerra civile; e ti fermerò pur di impedirla!”

Shamun sorrise, e in quell’espressione c’era solo il calore dell’odio. La donna si rimise la sciarpa. “Capisco. Scegli la quarta via, dunque: quella della morte.” Estrasse la scimitarra dalla cintura. “Quando avrò finito con te, figlia di usurpatori, persino gli avvoltoi non troveranno abbastanza di te da pasteggiare!”

Ma Georgianna sembrava tutto tranne che intimidita. “E vorresti farmi paura con quella? Scommettiamo che io ce l’ho più grossa?”

 

A questo punto, era solo una questione di secondi. Se Sue non avesse avuto il coraggio di usare il potere che accomunava tutti loro, solo Beralios avrebbe potuto fare qualcosa…

Percependo l’ansia di Leonard, il gigantesco leone meccanico brontolò…

L’uomo non smise un secondo di osservare l’ingresso alla caverna…dal quale, improvvisamente, emerse una luce violentissima quanto breve. E un istante dopo, la figura di Shamun volò all’indietro, rimbalzando un paio di volte a terra, tanta era stata la violenza del colpo ricevuto.

Leonard sospirò di sollievo, ed attivò il comunicatore nel binocolo. “Lo ha fatto, Doc: Wings è diventata Axelot.”

“Non ne avevamo dubbio, Wrench,” rispose la voce compassata dell’anziano scienziato Dottor Tambura. “Tua moglie è stata la prima a fare ricorso al potere psionico che vi lega[ii], doveva solo trovare il coraggio di usarlo di nuovo senza che qualcuno la incoraggiasse. Ma ora preparati ad andarle incontro: ricordate che lo stato-Axelot non può essere mantenuto indefinitamente.”

“Ricevuto!” Leonard attivò il dispositivo miniaturizzante, ed il binocolo rientrò in una tasca della cintura. Poi, l’uomo tirò fuori il casco ad interfaccia psionica, lo indossò e corse verso il Delfino Spaziale, il modulo-guida di Antares.

 

Shamun si rimise in piedi. Se non fosse stato per il suo scudo incantato, sarebbe stata conciata da buttar via. Raccolse la spada, proprio mentre la sua nemica saltava fuori brandendo una lunga alabarda carica di energia! Georgianna era stata sostituita da una figura in armatura cremisi e acciaio, con un ampio mantello scarlatto e il volto coperto da una maschera piatta.

La beduina ebbe appena il tempo di saltare all’indietro, prima che il colpo dell’alabarda colpisse il suolo, aprendo una crepa larga mezzo metro!

Le due donne si confrontarono a una distanza di un paio di metri, girando in cerchio, aspettando che una delle due facesse una mossa falsa…

“Così, non sei una viziata sprovveduta come pensavo,” disse Shamun, con visibile soddisfazione. “Bene, molto bene: vuol dire che non ci sarà vergogna nell’ucciderti.”

“Fai del tuo peggio: sarai meno felice quando ti consegnerò alle autorità legittime.”

Non usare quella parola!” urlando la sua rabbia, Shamun levò lo scudo, che colse i raggi della Luna…e li amplificò in un istante di migliaia di volte!

Axelot si parò istintivamente gli occhi con un braccio, mentre la sua figura svaniva in quel torrente di energia…

Shamun abbassò lo scudo. “Eri una stolta, e sei morta come tale. Come ti avevo promesso, non sarai neppure un degno pasto per…” poi vide l’ombra proiettata contro la propria. Sollevò lo sguardo…

…appena in tempo per vedere la sua avversaria piombare verso di lei come un fulmine!

Shamun sollevò lo scudo, e la lama lo colpì esattamente al suo centro. L’impatto sollevò un fascio di luce soprannaturale, e i metalli rimbombarono con un’eco sinistra e lunga…

…Poi, una crepa apparve nello scudo. E subito dopo, quella crepa divenne un taglio netto!

“NO!” urlò Shamun, alla vista della sua unica protezione ridotta in due pezzi inutili, che caddero al suolo tintinnando. Un taglio apparve anche sul dorso del braccio che reggeva lo scudo, ed il sangue andò ad unirsi ai due frammenti.

Axelot puntò l’alabarda contro il volto dell’avversaria. “È finita, Shamun. Ti prego, arrenditi e riconsidera la mia offerta. Non voglio farti del…” Troppo tardi si accorse di un movimento dietro di lei. Troppo tardi voltò la testa…

…Perché in quel momento, il falcone di Shamun colpì! Emise un verso di trionfo, mentre i suoi artigli magici attraversavano la schiena di Axelot, lasciandovi dei solchi profondi!

L’eroina urlò il suo dolore, per poi accasciarsi a terra, una mano protesa dietro la schiena, l’altra a sorreggersi contro il suolo pietroso.

Shamun le si avvicinò e sollevò la scimitarra. “Si direbbe che la tua fortuna ti abbia voltato le spalle. Povera sciocca! Il mio fedele falcone non mi ha mai lasciato un solo istante, ma ha aspettato il momento giusto per intervenire!”

“Alla faccia…del senso dell’onore…” grugnì Wings, sentendosi sempre più debole, non tanto per le ferite, quanto per il dispendio di energia…

“Non te ne fare un cruccio: in fondo, morirai disonorevolmente così come i miei parenti per mano dei tuoi. Io la chiamo giustizia poetica. Addio!” abbassò la scimitarra dorata…e in quel momento un raggio laser la colpì in pieno, strappandola via dalla mano di Shamun! La beduina non poté fare altro che osservare la sua arma andare a piantarsi nel suolo, troppo lontana per recuperarla con un salto.

Un ruggito possente scosse l’aria, e Shamun si trovò a fissare il muso inferocito di Beralios e la colossale figura di Antares!

“Così, neppure tu eri venuta impreparata… Ma non credere che ti basterà!” e prima che Axelot potesse replicare, un piccolo tornado di sabbia avvolse la sua nemica. Un secondo dopo, era scomparsa.

Il falcone urlò e si involò verso la caverna.

Il Gumper atterrò accanto alla donna, che stava già tornando alla sua forma normale. Tremante e pallida, la schiena percorsa dal proprio sangue, Georgianna riuscì a rimettersi in piedi appoggiandosi al suo veicolo.

Antares fece per avvicinarsi, ma fu lei stessa a scuotere la testa. “Sono solo quattro graffi, Leonard. Non crederai che basti a fermare una Shogun Warrior, vero?” Deminiaturizzò il proprio casco e lo infilò. Appena l’interfaccia riconobbe la sua proprietaria, una scaletta si estese dalla cabina del Gumper.

 

“Ho fallito, grande Fasud. Ti prego di perdonare la tua indegna figlia! Dammi ancora un aiuto, lascia che ti provi che il tuo valore scorre ancora nel mio sangue!”

Il braciere di fronte al quale Shamun era prostrata fino a toccare la terra con la fronte arse con improvvisa violenza. Lei sollevò lo sguardo, ed incontrò gli occhi incandescenti della statua.

“IL TUO FALLIMENTO NON PUÒ CHE AVERE UNA SOLA ESPIAZIONE, FIGLIO. SÌ, TU SARAI ANCORA FIGLIO, PER ME, SE SAPRAI COMBATTERE FINO ALL’ULTIMO RESPIRO.”

“Grande Fasud, come posso battermi contro le macchine del nemico? Solo un…”

“ABBI FIDUCIA IN ME. NON DEVI FARE ALTRO CHE DONARE IL TUO SANGUE, FARLO DIVENTARE UNA SOLA COSA COL MIO FUOCO. E DA QUEL MOMENTO, NON DOVRAI TEMERE ALCUN NEMICO!”

E lei, di fiducia ne aveva…O fu semplicemente disperazione, quella che spinse Shamun ad alzarsi in piedi, avvicinarsi al braciere, stendere un braccio sopra le fiamme, e, ignorando il terribile dolore e il puzzo della carne che si stava ustionando, prendere un pugnale dalla cintura e con esso tagliarsi il polso con un gesto secco?

Il sangue scorse copioso nelle fiamme, che ad ogni goccia cambiavano, passando rapidamente dal loro colore naturale ad un rosso cupo, e poi ad un blu profondo come quello della notte, e da lì ad un perfetto grigio incolore, fino ad un nero assoluto.

A quel punto, le fiamme esplosero dal braciere, e in un istante avvolsero la stupefatta Shamun.

Il falco gridò la propria angoscia, mentre la sua padrona si trasformava in un’oscura torcia umana. In preda ad una terribile agonia, Shamun cercò di urlare, ma il suo verso si confuse col crepitio delle fiamme, mentre esse si trasformavano in un getto che dalla sua bocca si diresse verso il volto della statua.

Poi, quella parte della cerimonia fu finita. Le fiamme avevano abbandonato il corpo di Shamun, che si accasciò a terra, ed ora brillavano negli occhi della statua.

Poi, la statua iniziò a tremare…ed a crescere…

 

Gumper decollò, proprio nel momento in cui sinistri bagliori venivano dalla caverna. Allo stesso tempo, le pareti rocciose iniziarono a tremare, poi delle crepe si formarono lungo le pareti esterne…

E alla fine, una gigantesca statua di Fasud emerse come un titano liberatosi da un lungo sonno! Nelle sue mani impugnava una scimitarra ed uno scudo identici a quelli di Shamun.

Beralios reagì per primo, lanciando in rapida sequenza due fiammate dalla propria bocca.

La statua le parò con lo scudo, ed esse si rifletterono contro il mittente!

Beralios scartò con un salto, mentre geyser di roccia si levarono al suo fianco.

Antares puntò il braccio. “ELBOW FLASHER!” Gli avambracci si sollevarono, e due fitte raffiche di missili partirono all’indirizzo della statua. “Georgianna, vattene di qui! Lo teniamo impegnato noi questo...AARRHH!!” si trovò investito da una raffica luminosa proveniente dallo scudo!

 

“Dillo ancora, macho man.” Gumper e Beralios agirono in sincronia, colpendo la statua alla schiena, il primo con una raffica dei suoi missili, il secondo con il laser ottico. E sotto quell’attacco, la statua urlò il suo dolore con una voce femminile, quella di Shamun!

“Cosa..?” fece Wings.

La statua si voltò. “Ancora una volta combatti con disonore, Principessa, provandomi sempre di più il tuo retaggio!” Puntò la scimitarra come un dito accusatore. “Ho dato il mio spirito e la mia forza a questo simulacro, e con esso vi schiaccerò! Ed esporrò i vostri resti sulla pubblica piazza affinché la famiglia reale capisca quale errore sia stato credere di poterti usare per i loro intrighi! Muori!” Agitò la lama, e ad ogni colpo, una raffica luminosa partiva all’indirizzo del suo bersaglio!

Per fortuna, date le sue dimensioni, le sue mosse non erano esattamente imprevedibili, e Wings si era allenata su quel velivolo! Gumper evitò la maggior parte delle raffiche luminose…

…Ma era anche vero che Wings era ferita e stanca, e la sua concentrazione non era al massimo livello. Era semplicemente inevitabile che una lama di luce le colpisse l’ala, tranciandola di netto!

 

GEORGIANNA! BOOMERANG CUTTERS!” Le lame triangolari poste sui lati delle gambe di Antares si staccarono per volare nelle sue mani. Quindi, Antares le agganciò per le impugnature, formando così un boomerang triangolare, e lo lanciò.

L’arma andò a colpire la scimitarra, strappandola di mano alla statua. Subito dopo, Beralios arrivò addosso al nemico, spingendolo a terra. Solo grazie allo scudo, Shamun tenne le temibili zanne lontane dalla propria gola.

Antares, recuperato il boomerang, ripose le lame sulle gambe. “SUE, STAI BENE?”

 

Gumper volava ancora, anche se non sembrava destinato a tirare avanti per molto.

Wings scosse la testa. “Ne abbiamo viste di peggiori, Leo. Credo che sia il caso di passare ai grossi calibri, o non ne usciamo più.”

“Ricevuto,” venne dalla radio. “Coraggio, Beralios. Si va!”

 

Il leone abbandonò la lotta e decollò a sua volta.

Shamun andò a raccogliere la sua scimitarra. “Cosa credete di fare, vigliacchi?! Tornate qui!”

 

Antares si raccolse sulle gambe e spiccò il suo più potente salto. “DALTANIUS, AGGANCIO TOTALE!”

Un potente campo di energia circondò il robot. Le antenne dell’elmo si estesero, e così fece il torace. Le gambe si piegarono completamente in avanti, fino a rientrare nello spazio del torace.

Il campo di energia agganciò Beralios. Le zampe anteriori si ripiegarono fino ad ‘arrotolarsi’ nelle giunture delle spalle. La sua testa si piegò in avanti fino ad arrivare al torace.

Gumper fu circondato dal campo di energia. Due pannelli paralleli scesero sul muso del velivolo, fino a coprirlo completamente. Quando l’operazione fu completata, il nuovo muso del velivolo si piegò all’indietro. A quel punto, Gumper si voltò all’indietro. Due pannelli si aprirono nella coda, e dal corpo del velivolo uscirono due grandi pugni.

I pugni si agganciarono per primi. Beralios fu il secondo, agganciandosi direttamente al torace. Gli artigli delle zampe posteriori si ripiegarono. Un attimo dopo, Gumper si divise in due per la sua lunghezza, andando ad agganciarsi alle zampe. Quattro pannelli per zampa andarono a coprire la distanza fino al bacino. Gli occhi di Beralios si accesero.

Daltanius era completo! I residui del campo di energia divennero una grande croce luminosa intorno a lui.

 

“Tutti insieme, eh? Ancora meglio!” Shamun sollevò lo scudo, che iniziò ad accendersi.

“SCUDO COSMICO!” il super-robot afferrò una delle fibbie discoidali alla vita, e in pochi istanti essa si estese in un enorme scudo ogivale. Appena in tempo per assorbire in pieno l’attacco luminoso! Tale era la potenza di quel colpo, che il robot indietreggiò, scavando dei solchi nella roccia.

Shamun sollevò la scimitarra, che si accese di quella stessa luminosità. Appena ebbe interrotto l’attacco con lo scudo, calò la lama in un fendente.

Daltanius non abbassò lo scudo, ma quando questi fu colpito, un profondo solco fu scavato lungo la sua superficie!

Un altro fendente fu calato, e poi un altro ancora!

Daltanius scagliò via lo scudo, lasciando che esso assorbisse una parte di quell’attacco. Esso andò in pezzi, ma fece guadagnare secondi preziosi.

Tese il braccio destro. “SUPER BALESTRA!” E il dorso dell’avambraccio si aprì, rivelando l’omonima arma, già carica.

Senza smettere di muoversi, Daltanius lanciò tre frecce.

Shamun sollevò lo scudo, usò la scimitarra per distruggerne una…ma le altre si piantarono nel metallo come se fosse stato compensato! “Cosa..?”

“DISCHI LACERANTI!” Il robot compì un ampio arco con le braccia, e i copripolsi si staccarono, letali dischi coperti di spine!

“IDIOTI!” e insieme a quell’urlo, la terra stessa sembrò impazzire! Un colossale vortice di sabbia apparso dal nulla disperse i dischi spinati, e subito dopo avvolse il corpo di Daltanius, che fu sballottolato come un guscio di noce in un uragano!

“L’ho già detto che posso diventare tutt’una con la sabbia del deserto, e che posso usarla a mio vantaggio! Non avete scampo!”

 

Dentro il vortice, era impossibile affidarsi agli strumenti, che mostravano solo un’ininterrotta sequenza di cifre impazzite. La forza centrifuga era tremenda, e schiacciava i piloti ai sedili, con la sola forza di volontà ad impedire loro di svenire…

Dannazione, ci ha presi alla sprovvista! Di questo passo, le giunture di Daltanius si staccheranno come niente! Senza contare i danni apportati dalla sabbia! Leonard aveva un’idea di come uscire da quella follia…ma per metterla in atto, prima doveva trovare quella statua vivente…

<Io ti aiuterò, Leonard Hebb.>

“Cosa..?” non aveva dubbi, quella voce parlava direttamente alla sua mente. Aveva già provato una simile esperienza, quando era il Professor X ad addestrarli all’uso dei loro poteri. “Chi è..?”

<Non perdere tempo a fare domande. Fidati di me: io ti dirò dove colpire il tuo nemico, ma tu dovrai promettermi di non distruggerlo. Accetti?>

“Va bene, va bene!” in altre condizioni, non avrebbe certo ceduto, ma, attraverso il legame psichico che accomunava tutti i Warriors, Wrench sentiva il dolore di sua moglie, e la coscienza che cedeva sempre di più…

<Allora guarda!> e lui lo fece.

E, contro lo schermo del suo visore, la vide! La statua brillava più nitida che mai… “Chiunque tu sia, grazie, amico!”

 

“Non resisterai ancora a lungo, robot! Ancora un minuto, e non potrai muoverti. Appena di più, e…NO!”

“CHAIN HARPOON!” risuonò forte, sopra il grido del vortice. Contemporaneamente, una lunga catena con un uncino alla sua estremità volò verso Shamun!

Colta di sorpresa, la statua si ritrovò l’uncino fissato alla gola! Un momento dopo, il resto della catena, come se fosse stata animata di vita propria, si avvolse intorno al corpo di Shamun, inchiodando le braccia lungo i fianchi. Una catena che, invano, la guerriera cercò di spezzare.

Persa la concentrazione, il vortice svanì, e Daltanius, tutto intero anche se coperto di abrasioni, atterrò senza problemi.

 

“Questa volta ci siamo andati vicini,” disse Wrench. “E ora…

“FOUR CROSS LASERS!” Le croci poste sulle spalle e sulle ginocchia si accesero contemporaneamente, e proiettarono ognuna un fascio luminoso convergente in un unico punto. Appena i raggi si toccarono, esplosero in un’unica croce più grande. E da essa partì a sua volta un fascio di luce della stessa forma.

Il colpo centrò in pieno la statua, e vi scavò una ferita a croce che la trapassava da parte a parte, ma risparmiando le catene… Non che avrebbe avuto molta importanza: ormai, per Shamun, era finita. La statua barcollò pietosamente all’indietro, la sua voce ridotta a gemiti strozzati… Poi, cadde all’indietro. E da quella posizione non si mosse più…

Un grido familiare ruppe il silenzio che era seguito. Daltanius sollevò lo sguardo al cielo. “Il falco!”

L’uccello dorato, apparentemente venuto dal nulla, volteggiava sopra la statua caduta emettendo ripetutamente il suo richiamo…

…E, alla fine, ebbe risposta! Gli occhi della statua si illuminarono di una luce nera. Dopo, quella luce divenne una fiamma che volò verso la caverna. E dalla caverna giunse una nuova esplosione luminosa.

Privata della forza che l’animava, la statua iniziò a sbriciolarsi, dapprima partendo da poche crepe e frammenti, poi sempre più in fretta, come un castello di sabbia, fino a quando non ne rimase che un grosso mucchio di polvere che il vento iniziò a spazzare via.

Il falco si posò sulla spalla di Daltanius, fissando verso il suo pilota. <Tua moglie starà meglio. Ho guarito la sua ferita. La mia adorata discendente starà meglio, e per un po’ non rappresenterà una minaccia ne’ per voi ne’ per la famiglia reale.>

Leonard sollevò la sezione frontale del casco. “Ma tu chi sei’”

L’uccello quasi sembrò sorridere mentre chinava la testa di lato. <Sono Fasud, il cui spirito è diventato uno con il simbolo della mia famiglia.

<Vi prego di perdonare Shamun. Ha peccato di superbia, ma le sue intenzioni sono nobili, per questo l’ho aiutata durante il suo esilio. È stata una magia oscura ed aliena, quella che l’ha fatta diventare una con il mio simulacro. Non si ripeterà.>

 

“Questo non toglie il problema,” intervenne Wings. “Come facciamo a sapere che non ripeterà i propri errori, quando sarà di nuovo pronta a combattere la sua crociata?”

 

Il falcone guardò verso il basso. <Non potete saperlo. Nessuno può, ed è giusto che sia così: il destino di un essere umano non deve essere conosciuto… Ma questo posso promettervi: se mai questo paese avesse bisogno della sua Principessa, sarò io stesso a chiamarvi…se voi promettete di rispondere al mio appello.>

Leonard annuì, ed udì a voce di Georgianna dire, “Lo faremo. Te lo promettiamo.”

Il falco sbatté gli occhi un paio di volte, poi, con un grido, si involò verso la sua ‘padrona’.

Il dado era tratto. Adesso, bisognava vedere solo come l’avrebbero presa i regnanti di Aqiria

 

“Ma, Principessa!”

Come volevasi dimostrare, si agitarono un pochino -cioè, nei loro occhi lampeggiava la morte. La sua morte.

Ciononostante, Wings rimase impassibile, col suo casco sottobraccio e in piedi davanti a Beralios. “Mi sembra di essermi spiegata chiaramente, ‘parenti’: per quanto riguarda le vostre sordide manovre di corte, dovrete fare a meno di me. E se significa lasciare il passo ad un’altra famiglia o a libere elezioni, dipenderà solo dalla vostra buona volontà. Io mi tiro fuori.”

Il patriarca aveva tutta l’aria di chi fosse ad un passo dall’ultimo infarto, ma serrò i denti e sibilò, “Miserabile femmina, non credere che non faremo l’impossibile per assicurarci che*ulp!*” dovette interrompersi per forza, quando il leone meccanico abbassò la testa ed emise un ringhio minaccioso, gli occhi brillanti di energia pronta a colpire.

Wings si mise il casco e si incamminò verso il Gumper. Con un pollice, indicò Beralios. “Qualunque obiezione, fatela a lui. È di bocca buona, sapete?”

Antares si permise un sorriso compiaciuto.

 

Sullo schermo, i tre mezzi si involarono per un paio di chilometri nel cielo Aqiriano, prima di sparire in un bagliore di teletrasporto…

“Così, la tua brillante idea per liberarci di almeno uno degli Shogun Warriors è stata un altro fallimento,” disse il Dottor Demonicus, osservando lo schermo. Ad un suo comando, la visuale si spostò su una carrellata all’indietro della capitale. “Ma, questa volta, non importa.”

Lord Maur-Kon, chino su un ginocchio davanti al trono del suo superiore, sollevò la testa, incuriosito. “Signore..?”

Demonicus indicò lo schermo. “Quella donna ha rinunciato al suo diritto di nascita. Il paese, con un’opportuna spinta, maturerà presto le condizioni per cadere da solo nelle mie mani, insieme alle sue ricchezze naturali. Sì,” ridacchiò il folle scienziato. “Abbiamo solo rimandato la vittoria.” La risatina divenne un verso alto ed agghiacciante…



[i] Ultimo ep.

[ii] Nella serie TEAM AMERICA